mercoledì 22 giugno 2011

IL DIRITTO DI AMARE

Pensavo oggi, scrivendo ad un’amica, che tu mi hai detto che i miei comportamenti ti fanno pensare che io sia troppo malata per avere una relazione seria e duratura.
A dir la verità, sono gli uomini della mia vita che stanno dimostrando che è troppo difficile per loro sostenere una relazione seria e duratura con una persona malata, non il contrario. Io amo e ci sono.
E con quale diritto pensi di poter giudicare la malattia? Chi è malato, chi lo è poco, chi tanto, chi ha diritto all’amore e chi no?
Come fai ad arrogarti un diritto simile?
Io ho visto persone che stavano mille volte peggio di me amare con tutto il cuore ed essere riamati. Ho visto Aurelio uscire dal suo tunnel grazie all’amore di Emiliana. Ho visto l’amore di Giovanni aiutarmi a sentirmi di nuovo un essere umano i primi tempi che stavo in clinica. Ho visto un uomo così pazzo da passare le notti e i giorni a cantare ininterrottamente “Bianco Natale” aspettare con ansia le visite della moglie.
Ho visto Alessandro il Fantasma, amarmi con tutto il cuore, e lasciarmi rose e regali sul letto, e scrivermi poesie dettandole a sua madre perché non riusciva più a scrivere, e a volte tremare così tanto da non riuscire a stare in piedi, ma appoggiarsi al braccio di qualcuno per arrivare fino alla mia stanza. Cosa avrei dovuto dirgli, che il suo non era amore? (“ti amo come la neve d’inverno, come la brace, come la pioggia, come le radure a primavera, come l’appennino  in fiore”.)
Ho un problema, ho una malattia, ho un marchio rosso sulla fronte e non l’ho mai nascosto (e Ornella mi ha detto che ho sbagliato, avrei dovuto dire: “io sono Barbara e stop”.  Probabilmente ha ragione lei… forse neppure ti saresti accorto).
Ieri parlavo con Gianluca al telefono, il mio compagno dei primi anni delle superiori, e lui mi diceva
“Babi ma tu sei sempre stata diversa dagli altri, sempre stata fatta a modo tuo, è sempre stata la tua forza e la tua bellezza! Ora non puoi permettere che ti dicano che sei malata e trasformare questi tuoi pregi in difetti: tu sei tu, vivi la tua vita serenamente.”
E’ quello che farò da ora.
Del resto molti medici me lo avevano detto: che non dovevo andare in giro a parlare della mia malattia perché cercando di facilitare la vita degli altri, con il mio eterno maledetto istinto da crocerossina, avrei dannato la mia.
Da adesso in poi non solo cercherò di stare meglio, per me stessa e per gli altri, ma smetterò di dire in giro che sono malata.
Chi mi accetterà, chi mi conoscerà, chi mi amerà, lo farà per quello che sono, per le mie tenerezze improvvise, per le risate che sentiranno, per le frasi che dirò, per gli incantesimi che lancerò...
Non permetterò a nessuno di dire che io non posso amare (i miei figli, un uomo, un bosco pieno di bellissimi alberi): perché io ci ho vissuto, tra i pazzi, amore mio, e ti assicuro che amano molto di più e molto più a lungo (e meglio) di molti "esseri umani".
Sono una stella blu, brillo della mia luce, una luce diversa da quella delle stelle bianche. Ricordi? Era questo che ti piaceva di me.
Il blu può derivare da tanti ragioni, ma non mi interessa… il blu è la mia differenza dal mondo, differenza di cui mi vanto.
Io sono unica, io sono Barbara, io brillo, e brillerò per sempre.

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